Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala con gran [illeggibile]. Sala magnifica. Sala.
 
 1 SOFONISBA e 2LUCEIO
 
 SOFONISBA
 Non dovevi, o Luceio, a pro di Elvira
1150cotanto esporti.
 LUCEIO
                               Il tollerarne l’onte
 era mio disonor.
 SOFONISBA
                                 Ne la per Per la tua vita
 il mio sacrificai dolce riposo.
 LUCEIO
 Trofeo de la tua fede.
 SOFONISBA
                                         Almeno in essa
 dovevi amar di Sofonisba un dono.
 LUCEIO
1155Se ’l perdo per virtù, ne mostro il prezzo.
 SOFONISBA
 Ah! che quasi vorrei nel mio dolore
 che fosse in te men generoso il core.
 LUCEIO
 Non disperar cotanto.
 
    Cieco turbine
1160minaccioso ancora freme
 e poi passa in onde sciolto.
 
    Tutto l’orrido
 toglie ad ombra che si teme
 fisso sguardo e fermo volto.
 
 SOFONISBA
1165Dal feroce tribun mosse le schiere
 dimandano il tuo capo. Al fier torrente
 qual valor, qual consiglio argini oppone?
 Qual fa scudo al tuo sen?...
 
 SCENA II
 
 2 SCIPIONE con seguito e detti 1 SOFONISBA, 3 LUCEIO
 
 SCIPIONE
                                                   Quel di Scipione.
 SOFONISBA
 Signor, se al tuo gran core
1170cara è pur Sofonisba, eccone il tempo.
 Salvami quel Luceio
 per cui deggio esser tua. Tua sol mi fece
 l’orror de la sua morte;
 ma se ’l lasci perir, tua più non sono
1175e con lui perdi e Sofonisba ’l donatore e ’l dono.
 SCIPIONE
 A la bella pietà di Sofonisba
 serva la mia amistà. Vanne, o Luceio.
 Libero è ’l porto e là non serpe ancora
 su’ legni amici il militar contagio.
1180Un ve n’ha che al tuo cenno
 pronto i flutti aprirà. Questa è tua guida. (Mostrandogli una delle sue guardie)
 Va’. Sollecita il passo. Amami e vivi.
 LUCEIO
 Benché amico a Scipion, son quel Luceio
 nemico a Roma e forse
1185non vil nemico. Il preservarmi, o duce,
 è un esporre te stesso.
 Cada il mio capo; al tuo
 nuovi allori e trofei cingan la chioma;
 e d’esser ti sovvenga
1190amico a me ma cittadino a Roma.
 SCIPIONE
 Roma punir non usa
 un atto di virtù.
 LUCEIO
                                Virtù, che nuoce
 al pubblico interesse, è fellonia.
 SCIPIONE
 Diemmi il Senato autorità sovrana.
 LUCEIO
1195Qui del campo è ’l poter, non del Senato.
 SCIPIONE
 Deh! Fuggi. Amico, io te ne priego.
 LUCEIO
                                                                  Ovunque
 non ripugni il dover mi è sacro il nome.
 SCIPIONE
 Un mio priego non val. Vaglia un mio impero.
 Parti. Scipio l’impone,
1200proconsolo di Roma.
 LUCEIO
 Del romano proconsolo Scipione
 sul celtibero prence
 non si stende il comando.
 SOFONISBA
 (Sento, o povero cor, che stai penando).
 SCIPIONE
1205(A l’ultimo cimento
 vengasi omai. Scipio, resisti e vinci).
 Vattene. Sofonisba
 ti acompagni  e ti siegua.
 SOFONISBA
 (Torno a sperar).
  LUCEIO
                                  Tersandro
1210ti cedé Sofonisba. Ella è suo dono.
 SCIPIONE
 E ’l dono di Tersandro
 rendo a Luceio.
 LUCEIO
                               Eh! Duce,
 in due nomi è un sol cor; ma questo core
 d’esser vinto dal tuo non può soffrire.
 SCIPIONE
1215(O costanza!)
 LUCEIO
                            (O dover!)
 SOFONISBA
                                                  (Torno a morire).
 SCIPIONE
 
    Salvate il vostro amore, o luci belle,
 e poi godete in esso ed egli in voi.
 
    Ch’io dal cieco furor di rie procelle
 tor non posso al naufragio i giorni suoi. (Scipione si ritira in disparte ma in sito dove può esser veduto da Sofonisba e non da Luceio. Si ritiri dal lato sinistro dove è Luceio)
 
 SOFONISBA
1220(La vittoria dispero,
 pur mi giovi tentar). Luceio ingrato
 ma pur ma pur anche adorato,
 questo più non si chiegga a Sofonisba
 degno trofeo. N’abbia la gloria Elvira.
1225Ella, ch’è rischio tuo, sia tua salvezza.
 LUCEIO
 (Qual nuovo assalto al cor?)
 SOFONISBA
                                                     Purché tu viva,
 teco ella sia, teco sul legno ascenda
 e le speranze mie teco ella goda.
 LUCEIO
 Crudel!
 SOFONISBA
                  Mi sarà caro
1230vederti suo, pria che vederti estinto.
 LUCEIO
 Deh! Non mi affligger più.
 SCIPIONE
                                                   Siegui, che hai vinto. (Piano a Sofonisba e osservato da Luceio. Scipione si avanza dietro Luceio Sofonisba [illeggibile])
 SOFONISBA
 
    Vanne. Vivi.
 Godi. Regna; ed io frattanto
 qui rimango a lagrimar.
 
1235   Vanne. Godi; e non arrivi
 la memoria del mio pianto
 le tue gioie a contristar.
 
 LUCEIO
 Qual fosca nube a te parer fa impura
 la mia candida fede?
1240Qual testimon n’esigi
 per mio rossor? Pur ti ubbidisco. Andiamo.
 Perdasi un bel morir. Scipio lo chiede.
 Sofonisba lo brama.
 La mia fede l’impone. Andiamo. Hai vinto. (Luceio la prende per mano e ponsi in atto di partirsi)
 SOFONISBA
1245(Tu trionfi così, mio fido amore).
 SCIPIONE
 (E così tu morrai, povero core). (Luceio nel voler partire s’incammina da quella parte dove è Scipione e veduto si ferma in atto pensoso)
 LUCEIO
 (Ahi! Che fo? Dove vo? Giudice è Scipio
 di mia viltà).
 SOFONISBA
                           Che più [illeggibile] ti arresti?
 LUCEIO
                                                                                    (Muori (Fra sé tenendo sempre Sofonisba per mano)
 e muori anche con l’odio
1250de la tua Sofonisba;
 ma non mancar, Luceio, al tuo dovere).
 SCIPIONE
 (Irresoluto è ancor).
 SOFONISBA
                                        (Torno a temere). (Luceio va a Scipione lasciando Sofonisba)
 LUCEIO
 Signor, deh! mi perdona
 questa mia debolezza. Un troppo amore
1255quasi mi fe’ tradir la mia amistade.
 Eccoti Sofonisba. A te consorte
 io la feci, io la lascio e vado a morte.
 SOFONISBA
 (Alma Vita, esci tutta in pianto [illeggibile]).
 SCIPIONE
                                                                   (Anima forte).
 LUCEIO
 
    Cara, non piangere.
 Lascia che in morte
 mi resti il vanto
 non men di forte
 che di fedel.
 
    Se il tuo bel pianto
 vuol condannarmi,
 sei troppo ingiusta,
 se tormentarmi,
 troppo crudel.
 
 SCENA III
 
 3 SCIPIONE, 1 SOFONISBA e poi 2 ELVIRA
 
 SOFONISBA
 Morrà dunque Luceio?
 SCIPIONE
 No, non morrà, s’io pur sarò qual sono...
 ELVIRA
1260Cresce il tumulto. A Marzio
 si unì Trebellio. Anche dal campo al porto
 sparsa è l’ira feroce; e sitibonda
 de l’innocente sangue
 da per tutto ella freme, esce ed inonda.
 SOFONISBA
1265Signor, salva Luceio.
 ELVIRA
 Il suo capo per lui qui t’offre Elvira.
 SOFONISBA
 E ’l suo qui Sofonisba.
 
 SCENA IV
 
 CARDENIO acompagnato da un soldato di Marzio e i suddetti
 
 CARDENIO
                                           A te, gran duce,
 chiede Marzio inchinarsi; e insieme chiede,
 suo messo è questi, e sicurezza e fede.
 SCIPIONE
1270L’abbia e venga sicuro. (Parte il soldato)
 Intanto di Luceio
 m’invio su l’orme. In tal destin più temo
 che l’altrui sdegno, il suo coraggio estremo. (Parte)
 CARDENIO
 Di sì strane vicende
1275non ozioso spettator, lo sieguo.
 Me felice, se posso (A Sofonisba)
 salvarti preservarti Luceio e avere il vanto,
 in morendo per lui, d’un sol tuo pianto.
 
    Purch’io lasci più serene
1280le tue luci, amato bene,
 con diletto io morirò.
 
    Speri intanto il tuo bel core.
 Tanto merto e tant’amore
 penar sempre in te non può.
 
 SCENA V
 
 1 SOFONISBA ed 2 ELVIRA
 
 ELVIRA
1285Sofonisba, ecco Elvira,
 rival non ti dirò, perché infelice,
 ma rea di tue sciagure. Odiala. È giusto.
 SOFONISBA
 Altro non posso odiar che il mio destino.
 Donami ch’io t’abbracci
1290ed ami in te quel cor ch’ama Luceio.
 e gli rende ragion
 ELVIRA
 Chi vide mai più generoso core,
 dove rivalità genera amore?
 SOFONISBA
 
    Se tu odiassi l’idol mio,
 odio anch’io ti renderei;
1295ma se l’ami
 l’amor tuo non deggio odiar.
 
    Da l’altrui gli affetti miei
 van più giusta conoscendo
 la ragion che mel fa amar.
 
 SCENA VI
 
 ELVIRA
 
 ELVIRA
1300Siegui ad amar Luceio, anima mia,
 ma qual tu devi amarlo,
 con un amor che sia
 tutto fé, tutto ardor, tutto costanza,
 senza speranza e senza gelosia.
 
1305   Ergiti, amor, sui vanni
 e prendi ardito il volo
 senza abbassarti più.
 
    Perché con nuovi inganni
 tu non ricada al suolo,
1310lo sosterrà virtù.
 
 SCENA VII
 
 1 SCIPIONE con seguito e poi 2 MARZIO con seguito
 
 SCIPIONE
 Di Luceio alla vita
 diedi i cenni opportuni. Or Marzio venga.
 MARZIO
 Tolga il cielo, o signor, che tu condanni
 rei di spirto fellon Marzio ed il campo.
1315Per Scipione e per Roma
 zelo abbiamo ed ossequio; e se in Luceio
 un nemico si cerca e questa è colpa,
 sino la nostra colpa ha la sua gloria.
 Tu, che ancor tra’ nemici
1320rispetti la virtù, l’ami in Luceio;
 e quel capo, che un giorno
 esser potria per noi fatal, difendi.
 Tu ’l difendi; e si salvi.
 Chi ha l’amor di Scipion degno è del nostro.
1325Io lo trarrò fuor de le tende illeso
 e, fin dove a lui piaccia,
 scorta ne avrà per da me sicura e fida.
 Tanto prometto. Il solo
 premio dell’opra mia chieggo in Elvira.
1330Rendimi Elvira questa e salverò Luceio.
 Ma senza Elvira, al militar tumulto
 forza non fia che il reo nemico invole;
 e scampo a la sua questa vita
 Marzio Scipio trovar non può; Marzio nol vuole.
 SCIPIONE
1335Venga Elvira. Tribuno, (Alle guardie)
 e donde avesti autorità cotanta
 da impor leggi al proconsolo, al tuo duce?
 Roma non te la diede;
 né la soffre Scipion. Pur questi ed altri
1340tuoi gravi eccessi or simular conviene.
 N’hai la mia fé; ma verrà tempo; e ancora
 quella fronte vedrò, tanto or superba,
 abbassarsi al mio piede
 ed implorar de mia clemenza in dono,
1345di cui indegno già sei, vita e perdono.
 Ciò che intanto io risolva, udrai fra poco.
 Ritirati e lo attendi.
 MARZIO
 
    O mi rendi il bel ch’io spero
 o al feroce odio guerriero
1350esca ad esca aggiugnerò.
 
    Da me aspetta
 o l’amore o la vendetta
 quella pace che non ho.
 
 SCENA VIII
 
 1 SCIPIONE, 2 ELVIRA e 3CARDENIO
 
 SCIPIONE
 Principi, in  poter vostro
1355di Luceio è la vita.
 Grave n’è ’l prezzo. Io stesso
 solo all’idea ne inorridisco e fremo.
 CARDENIO
 Signor, non v’ha periglio
 ch’ove onor lo richiegga
1360al mio intrepido cor rechi spaventi.
 ELVIRA
 Né che a pro di Luceio il mio non tenti.
 SCIPIONE
 Libero di Cartago
 sarà tratto Luceio. Avrà chi in parte
 sicura il guidi. Il campo,
1365che in fier tumulto a la sua morte aspira,
 deluso andrà; ma sia di Marzio Elvira.
 ELVIRA
 Di Marzio Elvira?
 CARDENIO
                                    A questa legge?...
 SCIPIONE
                                                                      A questa
 vivrà Luceio. Risolvete e mentre
 sento fra’ mali anch’io l’alma perplessa,
1370si consigli virtù sol con sé stessa.
 
    È prova del forte
 la rigida sorte;
 ma troppo talora
 ci costa il valor.
 
1375   Tal saggio nocchiero
 da turbine fiero
 si salva a le sponde;
 ma getta ne l’onde
 la merce miglior.
 
 SCENA IX
 
 1 ELVIRA e 2 CARDENIO
 
 CARDENIO
1380Elvira, ogni consiglio,
 che mi detti il dover, divien mia colpa.
 Luceio il piè mi sciolse;
 e s’or per la sua vita
 si chiedesse volesse la mia,
1385andrei spedito a la mia parca incontro.
 Ma ’l tuo onor mi si chiede, il tuo germano
 che pure è ’l mio. Non ho coraggio e [illeggibile] parmi
 che sia quasi ragion la sconoscenza.
 ELVIRA
 Eh! Cardenio, altri sensi ripiglia Ripiglia altri sensi
1390più conformi al tuo ardir. Viva Luceio
 e al tribuno in poter ritorni Elvira.
 CARDENIO
 Tornar non ti spaventa al giogo indegno?
 ELVIRA
 Sarà libera l’alma anche fra’ ceppi.
 CARDENIO
 Sai qual sia Marzio? Un vincitore amante.
 ELVIRA
1395Sai qual sia Elvira? Un’onestà costante.
 CARDENIO
 Ma come scampo?...
 ELVIRA
                                        A risoluto core
 può la vita mancar, non mai l’onore.
 
 SCENA X
 
 2 LUCEIO e detti. 1 ELVIRA, 3 CARDENIO
 
 LUCEIO
 E mi stima sì vil l’empio tribuno
 ch’io possa amar la vita
1400a costo di una colpa? Ah! La mia morte
 da un sospetto sì ingiusto
 presso Elvira mi assolva; e Marzio apprenda
 come il valore ispano
 l’altrui non men che l’onor suo difenda.
 ELVIRA
1405Principe, amica sorte
 i miei voti esaudì. Per l’onor mio
 tu incontrasti perigli.
 Anch’io per la tua vita
 rischi non temo. Andrò con Marzio al campo.
 LUCEIO
1410Tu andrai con Marzio?
 ELVIRA
                                            Andrò per torti a l’ira
 che minaccia il tuo capo.
 Tu invan resisti. Ha stabilito Elvira.
 CARDENIO
 Generosa germana!
 LUCEIO
                                       Ah! Principessa...
 ELVIRA
 No, de la tua ragione
1415e de la mia sia giudice Scipione.
 
 SCENA XI
 
 SCIPIONE e detti. [illeggibile] a LUCEIO e ad ELVIRA
 
 LUCEIO
 Signor...
 ELVIRA
                   Si ascolti Elvira. Il mio consenso
 chiedesi e non l’altrui. Marzio promette
 sicurezza a Luceio;
 ma Elvira a lui sia resa. In questa legge
1420l’arbitrio è mio. Nieghi Luceio o assenta,
 Scipio a Marzio mi renda e son contenta.
 SCIPIONE
 Vergine eccelsa...
 LUCEIO
                                  Innanzi
 che decreti Scipion, s’oda Luceio.
 Render a Marzio Elvira
1425è un esporne l’onor.
 ELVIRA
                                       La sua difesa
 sarà mio impegno e ’l tuo timor mi offende.
 LUCEIO
 Per me ti arrischi e tu ne perdi il frutto.
 ELVIRA
 Nol perderò, se tu ne resti illeso..
 LUCEIO
 Vita invano si reca a chi vuol morte.
 ELVIRA
1430Temi per la tua gloria.
 Disperato furor non è mai forte.
 LUCEIO
 Ma...
 SCIPIONE
             Non più gare. A te convien, Luceio,
 questa volta esser vinto.
 LUCEIO
 Pria morirò che a tal viltade assenta.
 ELVIRA
1435Scipio a Marzio mi renda e sono contenta.
 CARDENIO
 (Ardir che m’innamora e mi spaventa).
 
 SCENA XII
 
 SOFONISBA e detti. SOFONISBA tra LUCEIO e SCIPIONE
 
 SOFONISBA
 Che si tarda, o signor? Spiegansi al vento
 l’aquile del Tarpeo. Suonan le trombe.
 Si minacciano assalti e lunghi indugi. (Luceio sta pensoso)
1440Marzio ricusa e vuol tornare al campo.
 ELVIRA
 Torni ma con Elvira. Addio, Luceio.
 Se più indugio, ti perdo.
 LUCEIO
 No. Ferma. Ho risoluto.
 Accetto quella vita
1445che tu mi dai. Marzio pria venga e ’l patto,
 ch’esser dee tuo periglio e mia salvezza,
 confermi e giuri.
 SCIPIONE
                                  È giusto.
 Venga il tribun.
 SOFONISBA
                                (Vivrà il mio caro... O dio!
 Caro il posso chiamar ma non più mio).
 
 SCENA XIII
 
 MARZIO e detti. MARZIO tra SCIPIONE ed ELVIRA
 
 MARZIO
1450Duce, che risolvesti?
 LUCEIO
                                        A me ti volgi,
 Marzio, e rispondi. Elvira
 vuoi che resa a te sia?
 MARZIO
                                           Questo è ’l mio voto.
 LUCEIO
 E me fuor di Cartago e fuor del campo
 salvo trarrai?
 MARZIO
                            Questo n’è ’l prezzo e ’l giuro.
 LUCEIO
1455Ecco. Elvira è già tua.
 ELVIRA
                                          Torno a’ tuoi ceppi.
 SCIPIONE
 E vi assente Scipion.
 CARDENIO
                                         (Soffrir conviene).
 MARZIO
 (Godi, amor mio).
 SOFONISBA
                                     (Non mi uccidete, o pene).
 MARZIO
 Andiam.
 LUCEIO
                    Ma se la sorte
 mi fa perir tra le tue schiere?
 MARZIO
                                                        Ignoto,
1460qual periglio vi temi?
 LUCEIO
 Quel che men si prevede.
 MARZIO
                                                 Alor soggiaccia
 il mio capo al gastigo.
 LUCEIO
 No. Tua pena alor sia perder Elvira,
 e perderla per sempre.
 MARZIO
1465Siasi. La legge accetto;
 ma sicuro è ’l tuo scampo e ’l mio diletto.
 LUCEIO
 Scipione [illeggibile]
 Addio, Scipio. Addio, Elvira. Addio, Cardenio.
 Già vado ove mi chiama il mio destino.
 Godi tu fortunati, (A Scipione)
1470con la degna tua sposa, i lunghi anche i tuoi giorni.
 Tu perdona al mio core (Ad Elvira)
 s’egli a la tua pietà, se a la tua fede,
 sol per colpa di amor, non rese amore.
 SOFONISBA
 (Mi scoppia l’alma).
 LUCEIO
                                        In questa
1475dipartita funesta... A l’amor mio
 Scipio il permetta... Sofonisba... Addio.
 
    Parto. Addio.
 Vorrei dir mio ben, cor mio;
 ma più dirlo a me non lice.
 
1480   No, mio ben, più non sei mio non sei;
 e col dirlo io renderei
 me più vil, te più infelice. (Parte con Marzio)
 
 SCENA XIV
 
 SCIPIONE, SOFONISBA, ELVIRA e CARDENIO come si trovano
 
 SOFONISBA
 Parte Luceio; e Sofonisba è viva?
 SCIPIONE
 Resta a me Sofonisba; e non son lieto?
 ELVIRA
1485Ottenni la vittoria; e ancor pavento?
 CARDENIO
 In periglio è l’onor; né gli do aita?
 ELVIRA
 O timore!
 CARDENIO
                      O destino!
 SCIPIONE
                                            O pena!
 SOFONISBA
                                                             O vita!
 
 SCIPIONE
 
    Piango.
 
 ELVIRA
 
                    Temo.
 
 A DUE
 
                                  E mi è infedele.
 
 SOFONISBA
 
 Vivo.
 
 CARDENIO
 
             Fremo.
 
 A DUE
 
                             E mi è crudele.
 
 SCIPIONE
 
1490Speme...
 
 SOFONISBA
 
                    Vita...
 
 ELVIRA
 
                                  Onore...
 
 CARDENIO
 
                                                   E sorte...
 
 ELVIRA
 
 Fausta...
 
 SCIPIONE
 
                   Amico...
 
 A DUE
 
                                     Un dì mi sia.
 
 CARDENIO
 
 Tregua...
 
 SOFONISBA
 
                    Pace...
 
 A DUE
 
                                  Un dì mi dia...
 
 ELVIRA
 
 Gloria.
 
 SCIPIONE
 
                Amor.
 
 CARDENIO
 
                              Destino.
 
 SOFONISBA
 
                                                E morte.
 
 Sobborghi [illeggibile] con quartieri di soldati; in lontano veduta della vedesi la città, con magnifico ponte che da essa conduce al campo de’ Romani.
 
 SCENA XV
 
 TREBELLIO con soldati
 
 TREBELLIO
 
    Di timpani e trombe
1495il cielo rimbombe.
 Invan più si affrena
 un nobile ardor.
 
    Indugi sì lenti
 a l’ira son pena;
1500e i brevi momenti
 fan torto al valor.
 
 Marzio ancora non riede?
 A la nostra vendetta
 ancor si niega di Luceio il capo?
1505Su, Romani, su, amici, a l’armi, a l’armi.
 Ma che? Da la città Marzio a noi riede   (Esce Marzio da la città seguito da Luceio)
 e forse di Luceio a noi reciso
 reca il teschio fatale.
 (Così servo a Cardenio,
1510se in Luceio amo estinto il suo rivale).
 
 SCENA XVI
 
 1 MARZIO, LUCEIO e i suddetti
 
 MARZIO
 Colà ti arresta e quando (A Luceio a’ piè del ponte)
 d’uopo il richiegga, i detti miei seconda.
 LUCEIO
 Tue parti adempi; io seguirò i miei voti. (A Marzio; Luceio si ferma in lontano e Marzio si avanza verso Trebellio)
 MARZIO
 Romani, il nostro zelo
1515diventa colpa. Un’amistà il fa reo;
 e a favor di un nemico
 arma in danno comun l’ire civili.
 Si vuol salvo Luceio.
 Scipio lo vuol. Chiamasi offeso; e quando
1520tosto non si disarmi
 pronto dover, pena verghe minaccia e [illeggibile] morti.
 TREBELLIO
 Venga; e se tanto ardisce, a noi le porti.
 Ma lo prevenirem. Sin dentro a quelle
 mal difese sue torri e al suo fianco uccideremo il nostro
 sino al suo fianco uccideremo il nostro
1525fiero nemico.
 MARZIO
                            Io vi precedo. Andiamo.
 Primo l’ire svegliai. Primo la spada
 in quel sen vibrerò.
 A DUE
                                       Luceio cada.
 MARZIO
 Cada; ma pria se nulla
 merita il zelo mio, mi si conceda
1530di quel guerrier la vita. (Accena Luceio)
 TREBELLIO
                                              Egli è Tersandro.
 MARZIO
 E ispano aggiugni. In grave
 incontro ei mi difese.
 Gratitudine vuol che da le stragi,
 che inonderan Cartago, io pur lo serbi.
 TREBELLIO
1535Mer Degno è de l’amor nostro
 di Marzio il difensor. Libero ei vada.
 MARZIO
 Va’. Ti scortino i miei. (A Luceio che si viene avanzando)
 TREBELLIO
 Or che si attende più?
 A DUE
                                           Luceio cada.
 LUCEIO
 Ove Dove, Romani, ove Trebellio dove (Si avanza)
1540ite a cercar Luceio? A che in Cartago?
 E di Scipione a che cercarlo al fianco?
 Mal vi guida il furor. Nel campo vostro
 Marzio, Marzio lo trasse ed io vel mostro.
 Eccolo. Io son Luceio.
 MARZIO
                                          O dei!
 LUCEIO
                                                        Volgete
1545in me i colpi, in me l’ire. (Da di mano alla spada)
 Intrepido qui attendo,
 né forse invendicato, il mio morire.
 MARZIO
 (Stupido resto).
 TREBELLIO
                                Marzio,
 tu traditor? Tu di Luceio a’ danni
1550muovi le schiere e poi ne tenti, infido,
 la salvezza e la fuga? Un tanto eccesso
 non fia impunito. Arde a’ Romani in volto
 una giusta vendetta; e non li frena,
 se non brama e diletto
1555di render più crudele a te la pena.
 MARZIO
 O smanie! O furie! O mostri!
 TREBELLIO
 E tu ch’armi la destra, (A Luceio)
 anima troppo audace, e che presumi?
 L’inevitabil morte
1560forse sfuggir?
 LUCEIO
                            Cerco morir da forte.
 Sol mi si dia per poco
 libero favellar. Marzio, deluse
 ecco le tue speranze.
 Perdesti Elvira e per tua legge istessa
1565la perdesti per sempre. Il mio periglio
 toglie a me un gran rossore, a te un gran bene.
 Io cadrò ma onorato;
 e tu vivrai ma infame e sfortunato.
 MARZIO
 (Qual gel m’occupa l’ossa?)
 LUCEIO
1570Romani, ai colpi. Io son Luceio e quando
 spento nel sangue mio lo sdegno avrete,
 ite; gittate il ferro
 a’ piè del vostro duce.
 Sì, a quel piè lo gittate
1575che vi guidò a’ trofei;
 ed in lui rispettate
 quanto di grande unqua formar gli dei.
 TREBELLIO e SOLDATI
 Viva Scipione.
 LUCEIO
                              Or che s’indugia a darmi
 l’attesa morte?
 TREBELLIO
1580Alor l’avrai che n’esca
 dal labbro di Scipion l’alto comando.
 A lui Marzio e Luceio
 serbinsi, o prodi. Ei su la loro vita (Vanno uscendo della città Scipione e gli altri)
 abbia arbitrio e ragione.
1585E si acclami or fra noi: «Viva Scipione». «Viva».
 TUTTI [illeggibile]
 TUTTI
                                                                                          Viva Scipione.
 
 SCENA ULTIMA
 
 SCIPIONE, SOFONISBA, ELVIRA, CARDENIO, littori, soldati romani, soldati spagnuoli e i suddetti. SCIPIONE nel mezzo
 
 SCIPIONE
 [illeggibile] Viva ma viva solo
 [illeggibile] a la patria ed a voi,
 a voi sì per difesa, a sé per gloria.
 [illeggibile]
 a voi sì per difesa, a sé per gloria.
 SCIPIONE
 (Ma qui Marzio e Luceio?)
 MARZIO
                                                   Invitto eroe,
1590sol la virtù del valoroso ibero
 diede ai publici applausi anima e spirto.
 Dal suo intrepido core egli sospinto
 schernì i miei voti miei, palesò sé stesso,
 sfidò la morte; e fe’ arrossir noi tutti.
1595Ecco Marzio al tuo piè, quel Marzio audace,
 quel Marzio contumace (S’inginocchia)
 che in luogo di perdon pena ti chiede;
 e pien del suo rimorso
 sa che ha perduto Elvira, onore e fede.
 SCIPIONE
1600Basta a me per vendetta
 il poter vendicarmi.
 Elvira che perdesti è ’l tuo supplicio;
 ed il rimorso tuo vinto ha ’l mio sdegno.
 Sorgi; e de mio perdon renditi degno. (Marzio si leva)
 CARDENIO
1605Libera sei del tuo servaggio indegno. (Ad Elvira)
 SCIPIONE
 Ma, Luceio, qual posso
 rendere a’ merti tuoi premio bastante?
 Non l’ho che in Sofonisba. Io te la rendo.
 LUCEIO
 Perdona. Sofonisba è già tua sposa.
 SCIPIONE
1610Esser dovea.
 LUCEIO
                          Tu ne hai la fé.
 SCIPIONE
                                                       Tu il core.
 LUCEIO
 Il dover tua la fece.
 SCIPIONE
                                      E tua l’amore.
 SOFONISBA
 (Gare che son mio affanno).
 SCIPIONE
 In sì illustre litigio
 nostro giudice omai sia Sofonisba.
 LUCEIO
1615Ella saria giudice insieme e parte.
 In Trebellio mi acheto.
 SCIPIONE
                                            Egli è romano.
 Cardenio eleggo.
 LUCEIO
                                  Ei meco
 ha comune la patria comun.
 SCIPIONE
                                                     Scelgasi Elvira.
 LUCEIO
 Son pago. (Ancorché ispana,
1620s’ella ha per me fiamma d’affetto in seno,
 a la rival non cederà il suo amore).
 ELVIRA
 Al grande assalto or t’apparecchia, o core.
 SCIPIONE, LUCEIO
 Bella...
 SCIPIONE
                Da te dipende...
 LUCEIO
                                               A te s’aspetta....
 SCIPIONE
 Di due cori il riposo.
 LUCEIO
1625Il giudicio sovrano.
 SOFONISBA
 (Per Luceio ella avvampa. Io spero invano).
 ELVIRA
 Tra Luceio e Scipion virtù sinora
 contese con virtù, gloria con gloria.
 Pari n’è ’l vanto. Or solo
1630sì eroiche gare amor tra voi decida.
 Egli, che unì con immortal catena
 di Sofonisba e di Luceio i cori,
 ne annodi anche le destre.
 L’Iberia applauda e l’imeneo si onori.
 SOFONISBA
1635Elvira generosa.
 SCIPIONE
                                 Amico, ho vinto.
 LUCEIO
 Vedrò anche il mondo al tuo valor sommesso,
 or che con tanto amor vinto hai te stesso.
 Eccomi tuo, mio ben.
 SOFONISBA
                                          Ti abbraccio, o sposo.
 SOFONISBA e LUCEIO
 E già trovo in amore...
 SCIPIONE, ELVIRA, CARDENIO
1640Ed io trovo in virtude...
 A CINQUE
                                             Il mio riposo.
 CORO
 
    È sempre in sé beato
 quando è virtù l’amor.
 
    Di sua fortezza armato
 ei troverà il diletto
1645o ne nel suo stesso affetto
 o nel suo stesso onor.
 
 Fine del dramma
 
 LICENZA
 
 Al maggiore Scipione applauso e pregio
 diede l’età vetusta;
 e a te, massimo Carlo, il dà la nostra
1650e ’l darà la ventura. Egli di forte
 e di saggio e di giusto
 nei titoli si onora; e a lor tu aggiugni
 quei di pio, di felice e quanti mai
 n’ebbe in guerra od in pace alma reale.
1655Ei da l’Africa vinta
 trasse quel nome, onde più chiaro e’ suona;
 e per tante da te genti già dome
 tu l’odrisio, il pannonico tu sei,
 tu il dacico... E chi puote
1660annoverar di tua grandezza i fasti
 che confondon col numero e col vero?
 Né d’uopo è che la lode
 per te giunga a mentir. Per Scipio il fece
 che lo disse e ’l vantò figlio di Giove.
1665Tu, degli austriaci eroi germe sublime,
 tai cose oprasti, che han di false aspetto
 tanto passan del vero oltre [illeggibile] i confini,
 talché forza è in narrarle,
 col dir meno del ver, fede ottenerne.
1670Ma qual l’epico vate
 fia per cui salga a l’etra il tuo gran nome,
 Scipio in Ennio il trovò. Questo sol vanto
 manca al tuo onor, degno di Carlo il canto.
 
    Qual rimbomba eroica tromba
1675al tuo nome, augusto Carlo?
 Taccian gli altri. Egli a sé stesso
 degna tromba è sì gran nome.
 [illeggibile]
 [illeggibile]
 
    Può sua sua gloria a pien lodarlo
 e virtù virtù rammenta in esso
1680i trofei che più del serto
 crescon fregio a le tue chiome.
 
 TUTTI
 Taccian gli altri. Egli a sé stesso
 
 CORO
 
    Carlo, il tuo nome augusto
 è ’l pregio tuo maggior.
 
    Ch’egli si onori lodi è giusto;
1685ma a pareggiar [illeggibile] tua fama
 erger si può la brama,
 giugner non può il valor.
 
 Ballo di cavalieri romani, spagnuoli e cartaginesi africani.